Ripartenza in Emilia-Romagna, da ANDI un invito alla prudenza

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Sono circa 4.700 gli Odontoiatri interessati dall’Ordinanza n° 70 del 27.04.2020 emessa dalla Regione Emilia-Romagna, che di fatto abolisce la n°61 dell’11 aprile u.s. che imponeva la sospensione di qualunque erogazione di prestazioni programmabili e non urgenti da parte dei professionisti del sistema sanitario privato sino al 3 di maggio.

Nonostante questo “via libera” da parte delle autorità regionali, è consigliato il ripristino immediato della normale e totale attività operativa – dichiara Paolo Paganelli, nella doppia veste di Presidente regionale ANDI e Presidente CAO – soltanto qualora possa essere garantito il pieno rispetto delle misure di contenimento della diffusione del contagio con l’uso degli idonei DPI, in attesa di poter provvedere all’adozione di tutte le procedure operative e all’applicazione dei protocolli che il Tavolo Tecnico presieduto da Enrico Gherlone, dove ANDI è rappresentata dal Presidente nazionale Carlo Ghirlanda, ha inoltrato al Ministero della Salute per la validazione necessaria all’adozione da parte della professione odontoiatrica. La tutela della salute del paziente, dell’odontoiatra e del personale di studio ci deve pertanto guidare nella cauta ripresa della nostra attività sempre nel rispetto di scienza, coscienza e responsabilità deontologica.”

Questi primi giorni potranno costituire un momento di “rodaggio” durante il quale, tra i consigli del Dipartimento ANDI Emilia-Romagna, viene raccomandato di fare riferimento al Documento di Valutazione Rischi che ANDI ha fornito ai propri iscritti e la cui ultima versione è disponibile sulla piattaforma Brain, oltre alle circolari emanate sia da INAIL che dalla Regione Emilia-Romagna e dall’Istituto Superiore della Sanità.

Come conferma Paganelli, viene sconsigliata la ripresa delle prestazioni programmabili e non urgenti laddove non siano presenti negli studi idonei dispositivi di protezione individuale (almeno semimaschere facciali FFP2 senza filtro, schermi facciali e camici monouso), così da limitare i rischi di natura penale ed assicurativa a carico del responsabile dello studio (titolare o direttore sanitario) in caso di evenienze negative legate alla pandemia.

La possibilità di un progressivo ritorno alla completa operatività deve essere sempre commisurata alla tutela dell’interesse collettivo, al fine di massimizzare i benefici che sono derivati dall’impegno fin’ora profuso da tutti gli Odontoiatri italiani nel limitare il proprio lavoro alle sole prestazioni urgenti e non differibili.