Riforma fiscale: via libera del Consiglio dei Ministri alle correzioni del concordato preventivo biennale

Il Consiglio dei Ministri del 26 luglio ha approvato il decreto correttivo del concordato preventivo biennale (CPB), introducendo significative modifiche alla disciplina di tale istituto.

Le novità più importanti, che recepiscono le indicazioni pervenute dal Parlamento, riguardano l’introduzione di uno sconto sul maggior reddito che scaturisce dalla proposta concordataria formulata dall’Agenzia delle entrate, una riduzione (dal 50% al 30%) della soglia oltre la quale, in caso di eventi straordinari, è possibile uscire dal concordato e la revisione delle cause ostative all’accesso all’istituto.

Viene poi definitivamente fissato al prossimo 31 ottobre il termine ultimo per aderire al CPB, in corrispondenza con la scadenza dell’invio delle dichiarazioni dei redditi 2023.

Entrando nel dettaglio delle misure, si comprende come obiettivo delle correzioni sia senza dubbio rendere il concordato maggiormente appetibile per i contribuenti. In tal senso, considerando che la metodologia di calcolo del reddito concordatario elaborata dall’Amministrazione finanziaria (contenuta nel DM 14 giugno 2024 e nel DM 15 luglio 2024 rispettivamente per i contribuenti soggetti agli ISA e per quelli che utilizzano il regime forfettario) nella generalità delle casistiche implica che i redditi proposti per il 2024 e per il 2025 ai fini dell’instaurazione del concordato raggiungano valori superiori a quelli dichiarati per il 2023, viene introdotta a beneficio dei soggetti che aderiranno al CPB una sorta di flat tax incrementale.

In buona sostanza viene previsto che i contribuenti che aderiranno al concordato potranno optare, in luogo dell’Irpef ordinaria, per una tassazione sostitutiva sul maggior reddito concordato rispetto a quello dichiarato nel 2023. L’aliquota dell’imposta sostitutiva viene fissata in misura inversamente proporzionale al punteggio ISA raggiunto dal contribuente con riferimento ai redditi del 2023, ovvero:

  • il 10% se il punteggio ISA è da 8 in su;
  • il 12% se è compreso tra 6 e 7,99;
  • il 15% se è inferiore a 6.


In altre parole un contribuente con un punteggio ISA superiore a 8, con un reddito 2023 pari a 100.000 euro e con un reddito concordato pari a 120.000 euro per il 2024 e 140.000 per il 2025 determinerà le proprie imposte nel modo seguente:

  • per il 2024 applicherà le aliquote progressive sugli scaglioni Irpef su 100.000 euro e l’imposta sostituiva del 10% su 20.000 euro;
  • per il 2025 applicherà le aliquote progressive sugli scaglioni Irpef su 100.000 euro e l’imposta sostituiva del 10% su 40.000 euro.

Per quanto riguarda i contribuenti in regime forfettario, si ricorda che il concordato avrà effetto per un solo anno (il 2024). In ogni caso, coloro che aderiranno al concordato avranno diritto a un analogo taglio dell’aliquota sul reddito incrementale 2024 rispetto a quello dichiarato per il 2023. Non essendo soggetti agli ISA, per tali contribuenti viene prevista una aliquota ridotta unica: in altre parole, sul reddito incrementale invece del 15% verrà applicata l’aliquota del 10%. Mentre se tali contribuenti si trovano nei primi cinque anni di esercizio dell’attività l’aliquota sul reddito incrementale si attesterà sul valore del 3% (in luogo del 5%).

In altre parole un contribuente forfettario con attività in essere da oltre cinque anni, con un reddito 2023 pari a 50.000 euro e con un reddito concordato pari a 60.000 euro, determinerà le proprie imposte 2024 nel modo seguente:

  • su 50.000 euro applicherà l’aliquota del 15%;
  • sui 10.000 euro incrementali applicherà l’aliquota del 10%.

Andrea Dili
Dottore commercialista