Mara Venier e il problema all’impianto dentale, quando possono verificarsi lesioni nervose (Corriere della Sera)

L’estrazione dei molari inferiori e la chirurgia implantare sono le manovre più a rischio (molto rare) per la vicinanza del nervo. Ma le lesioni da compressione con le fibre nervose integre comportano una risoluzione spontanea

L’intervento implantologico è a tutti gli effetti un intervento chirurgico che nella maggior parte dei casi presuppone un esito straordinariamente favorevole. Gli impianti dentali richiedono una cura meticolosa dell’igiene domiciliare da parte dei pazienti: se le attenzioni si mantengono costanti possono permanere a lungo nel tempo. Quello che è capitato a Mara Venier, «paresi facciale con sospetta lesione al nervo» è un evento raro, le statistiche parlano di meno dell’1% dei casi secondo i dati riferiti da Oris-Broker Andi, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani.

Le manovre più a rischio

Le manovre più a rischio per l’insorgenza di questa complicanza sono l’estrazione dei terzi molari inferiori e la chirurgia implantare nei settori latero-posteriori mandibolari. Nell’osso mandibolare decorre infatti il nervo alveolare inferiore , un nervo sensoriale, e il suo danneggiamento causa un’alterazione della funzionalità che si traduce in pratica nella sensazione della permanenza dell’anestesia o di ridotta sensibilità dell’area. «Si tratta di eventi eccezionali – chiarisce il dottor Carlo Ghirlanda – presidente dell’Andi – . Il nervo alveolare inferiore è un nervo posizionato in un canale all’interno della mandibola, spesso quindi in prossimità delle aree di intervento per l’inserzione di un impianto. Negli interventi di chirurgia orale o di implantologia c’è la possibilità che il nervo in prossimità dell’area in cui si interviene possa avere delle ripercussioni, ma come detto, in casi estremamente rari».

Gli strumenti

Prima degli interventi sono a disposizione degli odontoiatri tutti gli strumenti per studiare l’anatomia del paziente: tac per esami in 3-D, analisi computerizzate, radiografie che aiutano gli specialisti a scegliere la tecnica e l’impianto che più si addice alla terapia da eseguire per quell’area. «Nonostante le straordinarie competenze dei professionisti possono comunque verificarsi micro-lesioni ai nervi. È una delle complicanze possibili» chiarisce Ghirlanda.

Il decorso

Nel caso di Mara Venier non è chiara la prognosi, non è assolutamente detto che si sia verificata una lesione primaria del nervo. «Il gonfiore è assolutamente normale: qualunque intervento sull’osso crea gonfiore» riflette Ghirlanda. «Se appoggio un peso come può essere l’impianto sulle fibre di sensibilità del nervo, può succedere che vengano compresse e non trasportino più in modo efficace l’impulso nervoso. Sono questi i casi in cui bisogna attendere e capire l’evoluzione. Spesso si tratta di problemi temporanei che si risolvono da soli nel giro di qualche settimana». Quando infatti il problema riguarda lesioni da compressione le fibre nervose rimangono integre la risoluzione spontanea avviene in media in un paio di mesi anche se ogni singolo paziente ha tempi di ripresa differenti.

Lesioni più serie

Le lesioni da stiramento intraoperatorio del nervo, invece, oltre a causare compressione, possono determinare un danno anatomico microscopico delle strutture nervose; in questo caso la ripresa della funzionalità richiede tempi più lunghi, generalmente da 3 a 6 mesi o anche più. Se invece nell’ambito dell’intervento viene coinvolta qualche parte del nervo le conseguenze sono molto più gravi ed è molto difficile recuperare la funzionalità perché il nervo è un tessuto che non si rigenera e l’unica terapia possibile è l’intervento di ricostruzione microchirurgica, il cui esito è tuttavia imprevedibile.

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