Nell’articolo pubblicato oggi, domenica 4 agosto, nella home page del Corriere.it (Vedi QUI), Mario Sensini, giornalista di redazione economia della testata milanese, offre una ulteriore conferma a quanto i dati del Centro Studi ANDI dichiarano ormai da tempo: i professionisti in genere e la categoria degli Odontoiatri, in particolare, hanno un comportamento fiscale corretto ed affidabile.
Lo aveva sottolineato nello scorso mese di giugno l’Avv. Tributarista Michele Pelillo, rappresentante di ANDI in seno alla Commissione di esperti della Agenzia delle Entrate per il settore DK21U, dichiarando che “sul segmento largamente più significativo rappresentato dalle persone fisiche con reddito superiore ai 30.000 euro (il 71,3% del totale) il dato registra un aumento sensibile della percentuale degli Odontoiatri contribuenti virtuosi che, confrontando i dati degli anni 2018 e 2022, passano dal 49,3% al 60% le attività degli studi odontoiatrici e delle imprese operanti nel settore odontoiatrico.”
Dopo aver lasciato alle spalle un periodo economico drammatico, nel quale i dentisti hanno assorbito gran parte degli aumenti, oltre a subire un drastico calo di entrate a causa del lockdown, pur garantendo ai cittadini il presidio sanitario per le emergenze, si è comunque registrato un aumento di quanto la categoria versa al fisco, “confermandosi, mediamente 6 volte su 10, non soltanto affidabile ma anche meritevole di premialità”, come aveva dichiarato il Presidente nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda, che aggiunge: “è importante sottolineare che il reddito professionale della categoria è da molti anni strettamente sotto controllo delle pagelle ISA, che hanno evidenziato come ineccepibile il comportamento fiscale degli Odontoiatri in Italia”.
L’articolo motiva anche il balzo in avanti di altre categorie, in particolare quelle legate all’edilizia, per le quali il “Superbonus” ha significato anche un obbligo di fatturazione che ha fatto innalzare repentinamente i redditi di elettricisti, idraulici, geometri e ingegneri, in controtendenza rispetto alla maggioranza delle altre categorie dove, tuttalpiù, si è ritornati ai livelli pre-pandemia.