Le varie Casse previdenziali dei liberi-professionisti prevedono che oltre un determinato tetto di reddito l’iscritto debba versare, sul reddito eccedente, non l’aliquota contributiva piena ma una aliquota ridotta. All’interno di questa regola comune esistono notevoli differenze tra le singole Casse.
Da un lato questo meccanismo lascia al libero professionista con un reddito elevato la possibilità di utilizzare diversamente parte delle sue risorse finanziarie, dall’altro crea un tetto alla sua futura pensione.
Infatti, questa, alimentata da contributi modesti oltre un determinato reddito, non sarà poi così diversa da quella percepita da iscritti con redditi inferiori.
Anche per la Previdenza pubblica esiste un tetto di reddito, ed in questo caso il “tetto” rappresenta il limite oltre il quale non è dovuto alcun versamento previdenziale.In entrambi i casi, a fronte del risparmio economico immediato, viene a mancare la possibilità di dedurre tali contributi, con il conseguente maggior prelievo fiscale in fase di tassazione sul reddito annuale. Oltre, ovviamente, alla corresponsione di una pensione non commisurata al reddito effettivamente percepito nel periodo lavorativo (vedi “Tasso di sostituzione”).
A questo si può ovviare attraverso i riscatti o la previdenza complementare.