Il tradizionale appuntamento con l’Analisi Congiunturale sulla professione odontoiatrica del Centro Studi ANDI è stato aperto dal Sottosegretario di Stato alla salute, On, Marcello Gemmato, alla presenza del Direttore generale delle professioni sanitarie e delle risorse umane del SSN · Ministero della Salute, Mariella Mainolfi e del Presidente di Federfarma, Marco Cossolo.
Aspirazioni, visioni ed esigenze delle generazioni e dei territoriin una odontoiatria che evolve e muta. Uno spaccato della professione declinato per fasce generazionali e aree geografiche, corredato da dati ricavati sul campo, grazie all’indagine che il Centro Studi ANDI svolge annualmente attraverso un questionario somministrato ai Soci e all’incrocio con i dati provenienti da ISTAT e dalla previdenza.
L’ Analisi Congiunturale della Professione Odontoiatrica 2025 sul 2024 si basa su un campione rappresentativo dei 28 mila Soci ANDI che corrispondono a ben oltre la metà di tutti i dentisti attivi italiani.
Dopo l’intervento introduttivo del Presidente nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda, si è entrati nel cuore dell’Analisi, con il Coordinatore del Centro Studi, Roberto Calandriello.
L’elemento sociale in cui il dentista italiano si muove, lavora e cura persone è caratterizzato da importanti e rapide dinamiche di rilevanza demografica ed economica. La denatalità e l’invecchiamento della popolazione italiana è un fenomeno ben chiaro. I pazienti di oggi e soprattutto di domani hanno e avranno necessità e difficoltà tipiche; altresì è importante sottolineare come la composizione della popolazione italiana negli ultimi 35 anni si sia costituita da quasi un 10% di stranieri.
L’Italia, pur essendo l’ottava potenza economica in termini di prodotto interno lordo, presenta un tasso di crescita costantemente stagnante. Le cause più rilevanti sono la deindustrializzazione, i salari fermi e le cicatrici delle crisi economiche del 2008, 2011 e 2020.
Dalla congiunturale del 2025 sul 2024 emerge un quadro tutto sommato confortante, una realtà professionale viva di cambiamenti legati ad innovazioni trainate dai dentisti dalle fasce d’età sotto i 45 anni. Sono soprattutto gli aspetti delle fattispecie organizzative all’esercizio professionale che sono in rapido rimodellamento.
Il lavoro atomizzato tipico degli studi mono-professionale continua a contrarsi per la complicità dei sopramenzionati effetti demografici di invecchiamento e del perenne peso degli oneri economici e della burocrazia: è in atto una “fuga dalla titolarità”.
Lo studio di questa analisi congiunturale, per la prima volta, viene declinata anche in classificazione generazionale, in virtù delle tipizzazioni di ogni generazione di essere umano. Tali differenze devono essere una guida per scongiurare scontri generazionali e facilitare invece l’intesa sul lavoro di persone che vivono e operano in una casa comune che fornisce una identità comune, la Professione come collettivo, appartenente ad un Ordine e ad una Associazione, l’ANDI.
Aumentano i costi. Di conseguenza, aumentano gli onorari professionali, ma in maniera responsabile e meno dei costi. Salgono gli incassi, grazie anche a un aumento delle prestazioni, per tutti gli studi, più o meno grandi.
La distribuzione dei dentisti per categoria di incasso si sposta sempre più verso le classi più elevate. Il 2024 si può quindi definire come un anno di ripresa stabilizzata ma attenuata. Infatti, le performance sono leggermente peggiori del 2023, anno di ripresa generalizzata che seguiva la stabilizzazione del 2022 dopo gli effetti del biennio del Covid, durante il quale solamente gli studi con maggior fatturato avevano resistito meglio.
Effetto territorio: Lavorare nel Nord-Est garantisce, in media, un incremento del 63,7% rispetto a Sud e Isole, e nel Nord-Ovest del 55,6% (25,6% nel Centro), derivante da migliore condizione economica e costi di vita più elevati. Vale lo stesso per i capoluoghi di provincia (+6,7% in più rispetto agli altri comuni).
Effetto sesso: un professionista uomo incassa il 31,7% in più di una professionista donna, a parità di condizioni. Problema del soffitto di cristallo nel Paese.
Effetto età: più si invecchia, più si incassa/fattura, ma la gran parte dell’impatto deriva dall’aver acquisito un proprio studio negli anni. Controllando per la modalità di esercizio, infatti, il guadagno rispetto ai più giovani rimane, ma attenuato (i 56-65enni incassano in media il 39,0% in più rispetto ai più giovani), cogliendo presumibilmente gli effetti dell’esperienza e della rete di pazienti che si è costruita negli anni.
Effetto modalità di esercizio: la titolarità di studio impatta in maniera molto forte. Rispetto agli esclusivamente collaboratori, i solo titolari guadagnano il 147,6% in più; i sia titolari che collaboratori il 117,5% in più.
Effetto fattispecie: le fattispecie che garantiscono migliori incassi sono l’STP e l’Srl (+47,0% e +45,1% rispetto al monoprofessionale).
Ogni studio in più in cui si lavora porta ad un incremento di incassi del 7,5%
Non si rileva un effetto statisticamente significativo sugli incassi derivante dal lavorare in una zona centrale piuttosto che periferica, né dall’essere figlio d’arte.