Il Consiglio dei Ministri riapre i termini per l’adesione al Concordato Preventivo

Come anticipato su ANDIOGGI nei giorni scorsi (Vedi QUI), il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 12 novembre, ha disposto la riapertura dei termini per l’adesione al concordato preventivo (CP).

I contribuenti che non hanno aderito al CP entro l’ordinaria scadenza del 31 ottobre, quindi, avranno un’ulteriore possibilità di sottoscrivere il patto con l’amministrazione finanziaria, presentando una dichiarazione dei redditi integrativa entro il prossimo 12 dicembre. La riapertura del concordato preventivo, tuttavia, non è un’opzione valida per tutti i contribuenti: il secondo round del CP, infatti, rimane precluso ai contribuenti in regime forfettario.

Potranno decidere di aderire al concordato, quindi, soltanto i contribuenti soggetti agli indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA) che hanno regolarmente presentato la dichiarazione dei redditi nei termini di legge (31 ottobre), mentre l’accesso al CP rimane interdetto ai ritardatari.

Trovano così accoglimento le istanze presentate dalla maggioranza delle categorie professionali, che avevano lamentato che il varo dei correttivi alla disciplina del CP e la pubblicazione delle istruzioni operative da parte dell’Agenzia delle entrate fossero avvenuti troppo a ridosso della scadenza di legge, non permettendo ai contribuenti una valutazione ponderata dello strumento concordatario. La stessa ANDI, esprimendo perplessità sul CP, nei giorni scorsi aveva richiesto al Viceministro dell’Economia Maurizio Leo di valutare una proroga dei termini (Vedi QUI).

La risposta positiva del Governo, verosimilmente, è dovuta anche all’opportunità di incrementare le adesioni al CP, considerando che le prime stime diffuse indicano che poco più del 10% della potenziale platea ha già optato per il concordato, assicurando all’erario circa 1,3 miliardi di euro di incassi. Come noto, tale somma dovrebbe costituire un “tesoretto” da destinare – già dal 2025 – al taglio dell’Irpef per la classe media. Attualmente le ipotesi in campo sono due: il taglio dell’aliquota del secondo scaglione Irpef  (oggi al 35%) oppure l’ampliamento della soglia superiore dello stesso scaglione (oggi fissata a 50mila euro): la profondità di tali interventi dipenderà dalle risorse a disposizione e, quindi, anche dal grado di successo che riscuoterà il secondo round del CP.

Senza dimenticare che, in ogni caso, i contribuenti che non hanno aderito nel 2024 potranno farlo nel 2025 o negli anni successivi, considerando che il concordato preventivo biennale è ormai un istituto permanente di compliance all’interno dell’ordinamento tributario italiano.

Andrea Dili
Dottore commercialista