Gli appuntamenti fiscali del secondo semestre 2024

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Il Consiglio dei Ministri, nella riunione dello scorso 20 giugno, ha approvato il cosiddetto Decreto correttivo della riforma fiscale, con il quale viene riscritto il calendario fiscale dei prossimi mesi.

La prima misura assunta dal Governo riguarda i termini per il versamento delle imposte sui redditi. Per i contribuenti in partita IVA soggetti agli Indicatori Sintetici di Affidabilità fiscale (ISA) e per quelli che applicano il regime forfettario, infatti, viene disposto che il pagamento del saldo e del primo acconto delle imposte potrà essere effettuato entro il prossimo 30 agosto, con il versamento della maggiorazione dello 0,40%. In merito è opportuno ricordare che gli stessi contribuenti avranno comunque la possibilità di versare le suddette imposte entro il termine del 31 luglio senza applicare la maggiorazione.

Va poi sottolineato che il Decreto correttivo interviene anche sulle tempistiche per l’adesione al nuovo istituto del concordato preventivo biennale: il termine entro cui i contribuenti potranno esercitare la relativa opzione, quindi, viene differito dal 15 al 31 ottobre prossimo. Parallelamente, il Decreto provvede a posticipare anche i termini per la presentazione all’Agenzia delle Entrate dei modelli dichiarativi relativi ai redditi, agli ISA e all’Irap. La predetta scadenza, anticipata al 30 settembre 2024 soltanto qualche mese fa, troverebbe la sua definitiva allocazione nella data del prossimo 31 ottobre.

Sempre in tema di concordato preventivo biennale, va evidenziato che il Decreto fa slittare al prossimo 15 luglio il termine per il rilascio del software, da parte dell’amministrazione finanziaria, utile alla definizione della proposta concordataria per coloro che si avvalgono del regime forfettario. Tali contribuenti, quindi, dovranno attendere ancora qualche settimana per conoscere la metodologia di calcolo del reddito concordato e per valutare la convenienza all’adesione alla proposta concordataria, che, si ricorda, per i forfettari opererebbe soltanto in relazione ai redditi prodotti nel 2024.