Dall’Analisi congiunturale ANDI 2024 i primi segnali di ripresa

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L’ Analisi Congiunturale della Professione Odontoiatrica 2024 sul 2023 si basa su un campione rappresentativo dei 28 mila Soci che rappresentano ben oltre la metà di tutti i dentisti attivi italiani.

Il contesto italiano attuale, basato su questioni geopolitiche cogenti, determina uno stato dell’economia stabilmente stagnante, dove la contraddizione tra riduzione del potere di spesa legato all’inflazione e al PIL, del Paese e pro-capite in leggero aumento, determinano un aumentato clima di sfiducia rispetto al 2022.

Preoccupa l’erosione delle capacità di spesa del cittadino-paziente, in particolar modo quella sanitaria privata che si presenta in costante e progressiva contrazione con causa multifattoriale, dovuta anche alla mutazione del sistema sanitario nazionale sempre più in declinazione privatistica. Preoccupa pure il divario territoriale in cui il nord ha una capacità di spesa odontoiatrica doppia rispetto al sud e centro-sud. 

Da oltre dieci anni, la professione odontoiatrica e la società italiana sono investite da una silente mutazione, quella del declino demografico che, in generale, comporterà un importante cambiamento di equilibri tra domanda e offerta, ovviamente anche nei servizi di cura odontoiatrica. 

Se è sì osservabile un iniziale riduzione della popolazione italiana (2014), non è altrettanto vero per quella dei dentisti italiani che non declinano sul fronte numerico, segno della ancora grande attrattività della nostra professione e della abbondante offerta di formazione universitaria. 

Dalla congiunturale del 2024 sul 2023 emerge un quadro tutto sommato confortante: è una realtà professionale viva di cambiamenti legati ad innovazioni tecnologiche trainate dai dentisti dalle fasce d’età sotto i 45 anni. Sono soprattutto gli aspetti delle fattispecie organizzative all’esercizio professionale che sono in costante rimodellamento: il lavoro atomizzato tipico degli studi mono-professionale continua a contrarsi per la complicità dei sopramenzionati effetti demografici di invecchiamento e del perenne peso degli oneri economici e burocrazia: è in atto una “fuga dalla titolarità”. Si assiste ad un lento rimodellamento della fattispecie organizzative societarie con le StP che, nonostante la mancanza di neutralità fiscale in fase di costituzione societaria, sono in sensibile riscatto. È verosimile che nei prossimi tempi, in assenza di vincoli fiscali, questa forma possa prendere il sopravvento attraverso un’efficacia aggregazione generazionale del lavoro.

Non sfondano le catene commerciali di odontoiatria e il terzo pagante; rispetto a 4 anni fa i dentisti, se possono, si tengono a distanza.

Per la prima volta, dal 2020, nel 2023 c’è finalmente un aumento nella variazione media degli incassi e aumenta la forbice tra chi vede aumentati gli incassi e chi, invece, diminuiti. Purtroppo però questo non coincide con gli utili, schiacciati da aumento dei costi di gestione ed energia.

Dopo la stabilizzazione del 2022 che aveva fatto riassorbire gli effetti del biennio del Covid, anni che avevano visto solamente gli studi con maggior fatturato resistere meglio, il 2023 si può quindi definire come l’anno della ripresa generalizzata oppure, per i pessimisti, una assenza di peggioramento. 

Roberto Calandriello