Si è tenuto a Rimini il 22° Congresso della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP).
Tema conduttore dell’evento l’estetica, connessa a parodontologia e implantologia, un argomento che ha segnato l’evoluzione e lo sviluppo culturale della professione odontoiatrica dell’ultimo ventennio.
Le considerazioni emerse dall’incontro hanno trovato spazio in una comunicazione della SIdP divulgata attraverso l’agenzia Ansa (Vedi QUI), dalla quale si evince che molte problematiche estetiche successive alle terapie implantari sia legata anche a possibili errori di posizionamento iniziale i quali, nel tempo, possono condurre al mancato risultato estetico ottimale per il paziente.
ANDIOGGI, ha approfondito l’argomento direttamente con il Prof. Francesco Cairo, Presidente SIdP in carica, che ha saputo spiegare come un corretto approccio culturale sia alla base del successo estetico implantare e parodontale.
Noi abbiamo tutta una serie di studi di riferimento che sono pubblicati su riviste internazionali e che riguardano l’Italia e non soltanto – ha ribadito il Prof. Cairo- dai quali sostanzialmente viene fuori che il posizionamento implantare e l’esperienza dell’operatore possano essere una fonte di problematiche implantari nel tempo, incluso le complicanze estetiche con recessione nel margine gengivale. In pratica, sbagliare seppur di poco l’angolazione di posizionamento di un impianto conduce molto frequentemente a una complicanza di carattere estetico con riassorbimento dell’osso vestibolare all’impianto e successiva recessione gengivale.
Quello che emerge è, non soltanto, una formidabile aderenza ai protocolli clinici nella ricostruzione dell’osso e della gengiva esterna all’impianto, ma all’inserimento protesicamente guidato dell’impianto. Questi elementi sono al centro delle moderne problematiche cliniche. Infatti, se dieci-quindici anni orsono il problema principale era legato alla possibilità di osseo-integrazione dell’impianto in condizioni di ridotta quantità e qualità ossea, gli impianti moderni sono straordinariamente efficaci nello sviluppare integrazione e sono strumenti fantastici in mano agli odontoiatri.
Indicativamente sembrerebbe infatti che circa il 70% dei dentisti italiani usi gli impianti, un dato che fotografa una maturazione della professione, ma dobbiamo considerare che abbiamo un’ondata di ritorno di problematiche relative agli impianti, e spesso sono drammatiche. Queste considerazioni sono una fotografia di un nuovo livello della professione, quella di oggi, in cui la gestione delle complicanze estetiche è ineludibile nei nostri pazienti. Il compito di una società scientifica come la SIdP è proprio quello di provare a migliorare la professione, identificando i reali problemi e cercando le possibili soluzioni.
È necessario pertanto prendere atto in maniera coscienziosa che, in questo momento, il problema più rilevante degli studi sono le complicanze legate agli impianti, e che tutti insieme possiamo contribuire a migliorare la professione, che è il nostro obiettivo comune. Ci tengo a sottolineare che il tono con il quale abbiamo divulgato attraverso l’agenzia Ansa le nostre osservazioni è assolutamente costruttivo; da dentista e Socio ANDI sono convinto che stiamo vivendo un momento di grande maturità della professione, e che oggi possiamo realizzare delle terapie che fino a quindici anni fa potevamo solo sognare. Purtroppo, ora abbiamo, di rebound, una serie di problemi ulteriori che ci mettono alla prova. Dobbiamo garantire ai nostri pazienti una maggiore consapevolezza della qualità delle nostre cure e per farlo è necessario che i dentisti siano sempre più aggiornati e con un atteggiamento orientato alla promozione costruttiva della professione.