Appuntamento a Rimini giovedì 16 maggio, nella Sala Galileo, all’interno del padiglione 2 di Expodental Meeting dove, alle 15:00, prenderà il via la presentazione dell’Analisi congiunturale del Centro Studi ANDI, alla quale farà seguito un’ulteriore approfondimento sul lavoro realizzato dal Gruppo di Lavoro sul Patto Generazionale ANDI.
Nel programmarne la struttura e i contenuti, si è voluto verificare se nel corso del 2023 si è semplicemente consolidato lo stato precedente, caratterizzato da resilienza e incertezza, oppure avviato il sentiero del cambiamento e dell’innovazione. Il Rapporto finale sull’indagine edito recentemente da Andi, illustra, commenta e discute in dettaglio i risultati e le implicazioni di policy che ne discendono.
Il punto di partenza è stata la presa d’atto che l’invecchiamento dei dentisti (peraltro, ancora in corso di studio) si è materializzato in misura tale da precludere l’efficacia di percorsi professionali che non lo tenessero nella dovuta considerazione. Basti constatare che, mentre nel 2011 la percentuale dei dentisti fino ai 30 anni era del 12,1% e quella dai 60 anni in poi era dell’8,9%, nel 2022 le rispettive percentuali sono diventate pari al 15,6% e al 29,7%.
È in questo quadro che il tema del pensionamento, del profilo assicurativo e previdenziale e, soprattutto, quello del cambiamento dei modelli professionali è stato introdotto nell’indagine e dettagliatamente articolato nel questionario utilizzato per il sondaggio. Trova analoga giustificazione il tema, peraltro affrontato già da alcuni anni, conosciuto con l’etichetta delle aggregazioni professionali: constatato che il modello mono professionale è in declino, ci si è chiesti come, in che misura e fino a che punto i dentisti hanno affrontato e potranno in futuro affrontare l’abbandono della cosiddetta “solo practice” a favore di altri modelli centrati sulla collaborazione, la condivisione, l’organizzazione, la gestione della pratica professionale, la proprietà e i conseguenti ritorni economici.
Quelli che intraprenderanno il sentiero dell’aggregazione percorreranno la strada del semplice associazionismo, oppure quella dell’avvio di modelli societari anche complessi?
Il rapporto con i terzi paganti che fu estesamente studiato in una ormai lontana indagine congiunturale, è stato ripreso nell’indagine sul 2023, in quanto operativamente legato al tema del cambiamento di modello. L’ entrata in campo dei terzi paganti, come emersa dagli studi precedenti, che apparentemente sembra aver spinto il proliferare delle convenzioni, ha minato il tradizionale rapporto medico/paziente?
Questo modello di triangolazione, ove il dettato delle regole professionali ed economiche è uscito fuori dal controllo dei due tradizionali attori, fino a che punto interessa ai dentisti? In che misura questa relativa novità ha influenzato (e influenzerà) l’assetto della professione nel prossimo futuro? Favorirà la quantità di lavoro e gli incassi e, quindi, la possibilità di sostenere gli investimenti necessari al cambiamento? Renderà necessarie le aggregazioni professionali per crescere di scala e poter guadagnare un maggiore potere contrattuale all’altezza delle sfide?
Relativamente all’attività clinica e alla pratica professionale, ci si chiede tramite una rinnovata batteria di domande, se le specialità praticate, il ritorno in termini di pazienti ed incassi, le risorse di personale e le tecnologie hanno nel 2023 subito una seppur minima trasformazione ad opera del cambiamento del quadro sociale, economico e professionale sopra descritto. Quali previsioni, i risultati dell’indagine ci permetteranno di avanzare per gli anni avvenire? L’ipotesi di lavoro che ha ispirato le modalità attraverso cui sono state declinate le domande del questionario di indagine è stata quella dell’esistenza di una correlazione tra i vari profili di assetto della professione. L’esistenza di tale correlazione verrà verificata tramite specifiche tecniche di analisi statistica.
Una novità del questionario è l’introduzione come tema di indagine del fenomeno che va sotto l’etichetta della digitalizzazione dello studio e della pratica professionale. L’indagine va alla ricerca, anche solo di indizi, che, come per ogni altra attività umana e professionale, la digitalizzazione rappresenti il vero è più penetrante fattore di innovazione. Immagini digitali, software di simulazione, intelligenza artificiale, comunicazione e collaborazione tra dentisti e pazienti e via dicendo.
L’indagine si è articolata, infine, al pari delle precedenti, nel sollecitare i dentisti a fornire informazioni sui dati sociodemografici, territoriali, di modalità di lavoro, di caratteristiche degli studi, di costi, tariffe, incassi, al fine di poter verificare se e in che misura questi profili strutturali sono cambiati nel tempo.
La partecipazione e la collaborazione dei dentisti all’indagine è stata, come sempre, essenziale. Solo questa proattività consente, infatti, di trovare risposte su molteplici questioni e raccogliere i dati essenziali per disegnare e ragionare intorno ai problemi del prossimo futuro.