Scotti (FIMMG): servirà un Ministro “politicamente” forte, capace di portare sul tavolo del Governo i principi dell’articolo 32 della Costituzione

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Modelli organizzativi del territorio e PNRR al servizio del cittadino, la proposta della Medicina Generale: questi i temi principali del 79° Congresso Nazionale FIMMG-METIS, in corso di svolgimento in Sardegna a Villasimius.

La prevenzione in medicina generale verrà affrontata con la presentazione delle attività della Scuola nazionale di vaccinologia e della Società italiana di medicina di prevenzione e degli stili di vita.

Grande spazio viene dedicato anche allo sviluppo di percorsi per la gestione delle persone affette da patologie croniche – che in Italia sono quasi 20 milioni – attraverso un approfondimento delle più recenti terapie del diabete, delle malattie cardiovascolari e respiratorie.

Entra maggiormente nel dettaglio il Segretario Generale, Silvestro Scotti, durante l’intervista rilasciata ad ANDIOGGI.

Questo Congresso – dichiara Scotti -avviene in un momento molto importante, in quanto ci troviamo in una fase di grande transizione politica, sebbene rimanga stabile la relazione con il soggetto di riferimento per la nostra categoria, che sono le Regioni. Chiaramente, però, sono gli indirizzi che assumerà il SSN per l’applicazione del PNRR che dovranno essere completati con atti ministeriali.

Atti che saranno necessariamente collegati alle prossime finanziarie e che prevedono l’utilizzo di fondi per lo sviluppo del territorio e che saranno sui tavoli di lavoro del prossimo Governo.

Noi ci aspettiamo con questo Congresso il mantenimento della Medicina generale, il suo sviluppo ed il coordinamento, laddove possibile, del livello di espressione di prossimità e vicinanza al cittadino.

Auspichiamo che il prossimo Governo sia in grado di chiarire che il modello di sviluppo rispetto al PNRR non può calarsi uniformemente su tutto il territorio, ma che deve tenere conto delle peculiarità dei piccoli comuni, dove risiedono 15 milioni di italiani. E’ evidente che la “Casa di comunità” non può essere la risposta per questi cittadini, non fosse altro che per i servizi di logistica stradale, le differenti condizioni oro-geografiche, in funzione dei tempi di percorrenza che, paradossalmente, possono complicare i tempi di cura.

Sono dunque gli ambulatori dei Medici di famiglia che, al pari degli Odontoiatri, rappresentano per il cittadino il primo punto di riferimento sul territorio. Non è chiaro, dunque, come i modelli che oggi sono stati definiti a livello macro, si potranno declinare a livello micro in modo capillare.

Partendo dal presupposto che un Medico di famiglia è un libero professionista a partita IVA che, a differenza di un Odontoiatra ha una convenzione con l’Ente pubblico, restano comunque molte assimilazioni tra le due categorie e numerosi interessi comuni.

Una delle condizioni poco chiarite in Italia è quella del lavoro autonomo collegato in termini legislativi al rapporto con la Sanità, principalmente pubblica, e che potrebbe essere termine di confronto dove Odontoiatria e Medicina generale potrebbero trovare le basi per un ragionamento con il prossimo Governo.

Vedo la possibilità di un’Odontoiatria convenzionata per quanto riguarda, ad esempio, tutta la parte della prevenzione. Una sorta di effetto bonus-malus, laddove vengono seguiti i percorsi corretti di prevenzione dal proprio dentista , i pazienti potrebbero avere una maggiore copertura pubblica in caso di problematiche diverse. Dunque, un’Odontoiatria che parta dalla prevenzione portando ad una forma di raccordo con la Sanità pubblica.

Queste soluzioni potrebbero essere incrementate anche grazie alle forme di aggregazione che l’attuale congiuntura energetica può incentivare, abbattendo i costi di erogazione di un servizio che potrebbe agevolmente prevedere la coesistenza di forme private, come i Dentisti, con quelle pubbliche, quali i Medici di famiglia. In questo modo si andrebbe a creare un’economia di scala vantaggiosa per tutti, anche e specialmente per i cittadini/pazienti.

Sono in corso le consultazioni che porteranno alla formazione del nuovo Governo e, personalmente – sostiene Scotti -, ritengo che il prossimo Ministro della salute dovrà essere un “politico”.

La Sanità ha un problema di integrazione tra i vari agenti, una sorta di visione per “silos”, nella quale sarebbe complesso per un ministro “tecnico” avere una visione completamente trasversale.

Sarà, quindi, importante che il dicastero della salute sia affidato a chi potrà garantire l’ascolto più ampio, facendosi affiancare da tecnici specifici nei diversi ambiti della sanità, così da permettere il necessario approfondimento.

Il Ministro della salute dovrà avere una grande capacità di “impatto” anche verso il Ministero dell’Economia, del Lavoro o delle Politiche sociali, a fronte di una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo e che sembra destinata a peggiorare, anche per quanto riguarda la realizzazione di progetti pensati con un’inflazione molto minore dell’attuale. Ecco perché – conclude Scotti -, servirà un Ministro “politicamente” forte, capace di portare sul tavolo del Governo i principi dell’articolo 32 della Costituzione, come diritto individuale del cittadino alla salute, prima di tutto.

Non dovrà essere la Sanità ad essere penalizzata rispetto alle altre aree di azione del Governo, che siano esse economiche o di interesse finanziario, pur in questo quadro internazionale sicuramente non facile.