In Abruzzo ripartono i vaccini agli Odontoiatri – Pressing per il personale di studio

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Dopo lo “stop and go” legato al calo approvvigionamenti, il programma vaccinale in Abruzzo va progressivamente normalizzandosi, anche se, come conferma il Presidente del Dipartimento abruzzese ANDI, Antonio Tafuri, ora è necessario che venga inserito anche il personale di studio, esposto tanto quanto i professionisti.

Dottor Tafuri, un suo commento sullo scenario dei vaccini nella vostra Regione nel settore odontoiatrico. 

Agli inizi di dicembre, quando è stata diramata da parte della Regione la lista prioritaria per le vaccinazioni al personale sanitario, i liberi professionisti, come gli Odontoiatri, non erano stati inseriti. Come Dirigente ANDI Abruzzo ho fatto subito una nota di dissenso all’Assessore alla Sanità, dott.ssa Verì , segnalando questa mancanza nei confronti della categoria. A questa, è seguita un’altra nota a firme congiunte con i quattro Ordini professionali e le quattro CAO Provinciali, sempre indirizzata all’Assessore Verì che, con la nota del 30 dicembre, ha confermato la volontà da parte della Regione di procedere alla vaccinazione degli Odontoiatri. 

Conseguentemente, la vaccinazione in Abruzzo è partita intorno al 12 gennaio, grazie all’azione di coordinamento esercitata dai singoli Ordini provinciali, ed è andata avanti per diversi giorni al ritmo di 30/40 Odontoiatri vaccinati quotidianamente per ogni provincia, interrompendosi poi per mancanza di dosi, così come avvenuto un po’ in tutta Italia. Le  Vaccinazioni sono riprese il 4 febbraio, con l’ impegno che verranno vaccinati 40/50 Odontoiatri al giorno per ogni provincia.

Ciò su cui stiamo adesso insistendo, è sulla possibilità di far vaccinare anche tutto il personale di studio, senza ovviamente togliere priorità alle categorie più a rischio, come gli operatori dei pronto soccorso, dei reparti di terapia intensiva e comunque di tutti quei reparti ospedalieri più a rischio.

Un suo commento sulle misure di sicurezza e sui protocolli all’interno degli studi odontoiatrici. Come Odontoiatra privato cosa proporrebbe? Quali modifiche attuerebbe?

Credo che all’interno degli studi determinate precauzioni a garanzia della salute del paziente, siano da sempre state adottate ed io sono stato uno dei primi, fin dall’ inizio della pandemia COVID, a sostenere questo. Lo studio dentistico può essere considerato sicuro da questo punto di vista.  

In che modo la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto sulla capacità di fornire assistenza?

La pandemia ha probabilmente cambiato il tipo di richiesta di prestazione odontoiatrica, sensazione che avevamo già precedentemente alla fase COVID e che oggi si è ulteriormente manifestata: mi riferisco alle crescenti richieste, da parte dei pazienti, di prestazioni più immediate più “fast”. Mentre prima il paziente tollerava piani di trattamento più lunghi, oggi, almeno sul nostro territorio, la richiesta è sempre più mirata ad un intervento, più immediato e quanto più possibile risolutivo, che non si protragga troppo nel tempo. Penso che questa richiesta di terapie sempre più essenziali, dipenda sia da mancanza di tempo che da motivi economici. Un po’ quello che sta avvenendo in molti altri settori lavorativi. Anche un pizzico di timore latente da parte dei pazienti gioca un ruolo importante in questo atteggiamento, nonostante, come ripeto, gli studi dentistici vengano da sempre considerati luoghi molto sicuri sotto questo aspetto, come ogni altro ambiente sanitario in generale. In termini numerici comunque, c’è stato un calo fisiologico di circa il 25/30%.