In Friuli-VG quasi completata la vaccinazione degli Odontoiatri

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Si sta avviando a conclusione la campagna vaccinale di Fase 1, che comprendeva gli Odontoiatri e il personale di studio. Le somministrazioni erano iniziate già nel mese di dicembre 2020 e sono continuate speditamente ad inizio 2021, con gran parte dei soggetti interessati che hanno ricevuto anche la seconda dose. Paolo Coprivez, Presidente della Sezione goriziana ANDI, esprime la sua soddisfazione e descrive, più nel dettaglio, il quadro regionale.

Dottor Coprivez, un commento sullo scenario dei vaccini nella vostra Regione nel settore odontoiatrico.

Noi, in regione FVG, abbiamo un coordinamento delle presidenze provinciali CAO con ANDI e da anni, di comune accordo, ci confrontiamo con la Regione, quindi abbiamo ormai un rapporto fortemente consolidato. Riguardo i vaccini ci hanno dato udienza e con grande efficacia, già tra il 27 ed il 30 dicembre io ed i miei colleghi abbiamo ricevuto la prima dose, mentre il 20 gennaio, io personalmente, ho effettuato la seconda. In questi giorni è in fase conclusiva la vaccinazione di tutti i colleghi e del personale di studio per la seconda dose.

Nel mio caso personale, ad esempio, ho due assistenti ed entrambe hanno già ricevuto tutte e due le dosi. Siamo soddisfatti e probabilmente siamo, ad oggi, in Italia la regione con più vaccini somministrati agli Odontoiatri libero professionisti.

Un suo commento sulle misure di sicurezza e sui protocolli all’interno degli studi odontoiatrici. Come odontoiatra privato cosa proporrebbe? Quali modifiche attuerebbe?

Sono molto soddisfatto degli attuali protocolli. Certamente i dispositivi di protezione individuale sono molto ingombranti e rallentano decisamente il lavoro, però, così come sono stati concepiti, li trovo soddisfacenti: io lavoro con le tute integrali, con visiera, occhiali, guanti e coperture per le scarpe. Dalle attuali informazioni in mio possesso, non sembra ci siano contagi tra gli Odontoiatri o tra il personale di studio, in Italia, a conferma dell’adeguatezza dei protocolli in essere.

In che modo la pandemia di Covid-19 ha avuto un impatto sulla capacità di fornire assistenza?

All’inizio della pandemia siamo stati, per circa 70 giorni, con gli studi chiusi all’attività di routine e aperti solo per le emergenze e i casi indifferibili. Adesso siamo tornati quasi alla normalità, dal punto di vista operativo; certamente perdiamo molto tempo per attivare i diversi protocolli, come il triage telefonico e quello di ingresso, con la misurazione della temperatura e tutte le procedure necessarie per l’accoglienza del paziente in studio, quindi è tutto più complesso ma, nel complesso, abbiamo ripreso a lavorare con ritmi quasi normali. L’impatto più evidente è, dunque, sui tempi lavorativi, con le relative conseguenze, come l’ingresso individuale che, ad esempio nel mio caso, operando in due studi piccoli, obbligano l’accesso ad un solo paziente per volta.