Sanità integrativa: problemi e soluzioni

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Il complesso rapporto che gli odontoiatri italiani devono gestire con la sanità integrativa ha avuto nelle scorse settimane un’improvvisa escalation. Da tempo molti professionisti lamentavano una progressiva complicazione delle pratiche per i rimborsi relativi alle prestazioni effettuate in convenzione, con una dilatazione dei tempi di pagamento che stava mettendo in seria difficoltà alcuni studi. A questa situazione ANDI, attraverso una lettera del suo Presidente Carlo Ghirlanda indirizzata a Previmedical, il network di Rbm, compagnia che assicura i principali fondi sanitari integrativi contrattuali (come Metasalute), ha manifestato l’irritazione dei dentisti, richiedendo un immediato cambio di rotta e soprattutto il pagamento delle spettanze pregresse (www.andi.it/dalla-presidenza/presidenza/andi-prende-posizione-sulla-querelle-convenzioni).

Un’azione forte, sicuramente la prima di questo genere nei quasi settant’anni di storia dell’Associazione, volta a ribadire l’impegno dell’esecutivo a tutelare con ogni mezzo possibile i diritti dei dentisti e dei cittadini pazienti.

In un’intervista al Sole24Ore, Carlo Ghirlanda descrive la situazione dettagliatamente individuando anche gli elementi correttivi che ANDI propone per equilibrare un sistema fortemente sbilanciato.
 

Il Sole 24ore Plus intervista Carlo Ghirlanda

La denuncia è dura e senza mezzi termini. Nel settore della sanità integrativa c’è bisogno di nuove regole in quanto i professionisti che erogano le prestazioni agli iscritti ai fondi sanitari sono spesso costretti ad aspettare tempi biblici per ottenere i rimborsi. A dirlo è Carlo Ghirlanda, presidente nazionale di Andi, l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, in un’intervista a «Plus24» che viene rilasciata a pochi giorni di distanza dell’invio di una lettera indirizzata da Andi a Previmedical, il network di Rbm, compagnia che assicura i principali fondi sanitari integrativi contrattuali (come Metasalute), Casse Assistenziali, enti pubblici, e Casse Professionali. E che offre coperture anche a molte Authority (Anac, AgCom, Agcm e fino a qualche tempo fa anche Bankitalia). È la prima volta nei suoi 70 anni di storia che l’associazione prende una simile posizione. Le spese odontoiatriche, non coperte dal servizio sanitario nazionale, pesano mediamente il 40% sulle risorse erogate dai fondi sanitari. Il fatturato dei dentisti in Italia è di circa 10 miliardi di euro all’anno dei quali circa il 20% è coperto da “terzi paganti” (fondi, casse e assicurazioni) che il presidente Ghirlanda definisce “Terzi lucranti”. Perché utilizza il termine terzi lucranti? Perché questi provider di reti per i loro servizi richiedono costi anche pari al 15-25% dell’importo inizialmente destinato alle prestazioni sanitarie dalla solidarietà collettiva e ciò impoverisce il contributo effettivamente a disposizione. Significa che se per esempio il datore di lavoro e le controparti sindacali avevano destinato per la partecipazione al fondo integrativo una somma pari a 100 alla fine con il sistema attuale ne arrivano effettivamente a regime 65-70. Inoltre nel settore dei fondi sanitari c’è ancora poca trasparenza: il sistema di affidamento dei servizi di rete è deciso unilateralmente; ci vuole qualcuno che verifichi prima, durante e dopo e che fissi nuove regole. Il sistema attuale sta implodendo. Riteniamo inoltre che non sia corretto il meccanismo che affida a una “rete” chiusa e predefinita il compito di provvedere ai rimborsi per le terapie mediche e dentali senza lasciare al paziente la libera scelta del medico, specie laddove il sistema chiuso preveda regole e condizioni che possono alterare e condizionare il diretto rapporto fra medico e paziente, che deve essere invece improntato a massima e reciproca fiducia. Il sistema delle convenzioni odontoiatriche attualmente esistente è superato e che sia un sistema sfuggito al controllo è sottolineato dalla crescente insoddisfazione dei cittadini e degli operatori, che hanno sollecitato il nostro recente intervento. Tornando alla vicenda RbmPrevimedical avete ottenuto delle risposte alla vostra lettera? Premetto che Previmedical ritardava almeno da aprile i pagamenti delle spettanze professionali: si tratta di centinaia e centinaia di professionisti con crediti singolarmente richiesti per importi anche tra i 15mila e i 60mila euro. Prima del nostro intervento il gruppo assicurativo evitava addirittura qualsiasi confronto con i medici aderenti alla rete: sappiamo che ha poi inviato una lettera “rassicurante” ai professionisti. Noi sosterremo gli odontoiatri in eventuali azioni legali e abbiamo invitato i professionisti, nel caso in cui non vi siano i rimborsi nei tempi adeguati, a prevedere ogni forma di tutela. Ricordo che molti fondi, infatti, pagano in nome e per conto del debitore finale che è comunque il paziente. Se il fondo non pagasse, il professionista può rivolgersi direttamente al debitore principale, che sarà, purtroppo, anche lui vittima dell’inopportuna allocazione delle risorse. Che cosa si può fare a questo punto per correggere un sistema che la sua categoria ritenete sbagliato? Vorremmo maggiore trasparenza e, come categoria, abbiamo in mente di muoverci anche in termini strategici in due direzioni: vorremmo che venissero abbandonate le reti e che venissero erogati dei sistemi di rimborso tipo voucher, da spendere presso i professionisti che il paziente liberamente sceglierà. Vogliamo che al paziente sia data libertà assoluta nella scelta del professionista e che il fondo, o l’assicurazione, provveda a risarcire l’assicurato per quanto nelle sue scelte e possibilità di risorse. Sosteniamo fortemente che il rapporto medico-paziente non debba più venire alterato da questo sistema. In che senso? Questi network agiscono, anche in campo sanitario, fornendo servizi aggregati. Se messi fra loro in gara ognuno cerca di ottenere il contratto offrendo sulla carta le condizioni più vantaggiose possibili per il fondo contraente e questo ha delle ripercussioni a valle: si stringono i cordoni della borsa verso i professionisti sanitari o non si pagano le prestazioni effettuate adducendo le scuse più strane. Inoltre alcune volte degli adempimenti amministrativi imposti da alcuni fondi mal si conciliano con l’interesse del paziente: si pensi alle radiografie di controllo post cura spesso obbligatoriamente richieste seppur vietate per legge se non indispensabili a puro giudizio del medico dentista. Presidente dobbiamo però anche ricordare che i dentisti italiani vengono considerati una categoria di privilegiati con prezzi cari. Tanto è vero che ora stanno nascendo nuove realtà low cost… I dentisti curano i reali bisogni di salute dentale della popolazione e si applicano costantemente per prevenire l’insorgere di nuove patologie. Non siamo dei privilegiati, ma professionisti di grande cultura e competenza che singolarmente riscuotono dai loro pazienti estrema fiducia e considerazione. Il problema del costo delle prestazioni odontoiatriche è indiscutibile, ma non si speri di ritrovare la soluzione nelle strutture low cost, che tali sono solo di facciata e spesso creano bisogni di salute, né nei viaggi all’estero, che la gran parte delle volte si traduce in recidiva e danni ulteriori per il paziente.
 
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