Nella Sindrome della Bocca Urente (BMS) le donne sono colpite tre volte di più degli uomini

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L’incidenza di genere di questa sindrome è molto evidente, come confermato dalla Dott.sa Daniela Adamo, Responsabile dell’Ambulatorio integrato del Dolore Cronico Oro-facciale e specialista presso l’Istituto di Discipline Odontostomatologiche Università degli Studi di Napoli “Federico II”, che presenterà al Convegno online del 20 febbraio (Clicca QUI) una relazione dal titolo:

 Update sul management clinico e terapeutico del paziente affetto dalle diverse forme di dolore cronico oro-facciale in un contesto multidisciplinare. Gli antidepressivi di terza generazione, gli antiepilettici ed i sedativi ipnotici.

I temi che saranno approfonditi durante il webinar sono stati anticipati da Daniela Adamo nell’intervista rilasciata ad ANDInews.

Dottoressa, qual’è l’importanza di questo convegno sulla differenza di genere nelle sindromi dolorose croniche in medicina ed odontoiatria?

Nella patologia della Sindrome della Bocca Urente (BMS), di cui noi tratteremo, c’è una grossa differenza di genere perché le donne sono colpite tre volte più frequentemente rispetto agli uomini, per vari motivi, anche di natura ormonale. Ciò ha influenzato anche l’aspetto del trattamento, perché per le donne è differente rispetto agli uomini. Nell’ultimo periodo, però, l’avvento delle nuove terapie farmacologiche ha ridotto questa differenza e, nello specifico, io parlerò di un nuovo farmaco innovativo che è stato studiato dalla nostra scuola e per il quale noi recentemente abbiamo pubblicato un articolo su “Oral Diseases”, che si chiama Vortioxetina: è un farmaco estremamente tollerabile per cui può essere utilizzato indistintamente negli uomini e nelle donne perché non dà effetti collaterali, diversamente rispetto ai farmaci utilizzati in passato, come ad esempio gli inibitori del reuptake della serotonina e noradrenalina, dove c’erano delle differenze di genere importanti. Questi erano appunto farmaci che comportavano una serie di effetti collaterali ed erano particolarmente impattanti per gli uomini.

Può farci un esempio pratico, rappresentativo di questa differenza, nell’ambito del management clinico e terapeutico del paziente affetto da diverse forme di dolore cronico oro-facciale?

Sicuramente noi ci troviamo di fronte a dei pazienti, di sesso maschile, che sono più difficili nell’approccio e nel management assessment, perché sono pazienti molto più rigidi ed appunto la diagnosi ci risulta molto più difficile. Le donne, essendo più emotive, possono essere messe in cura molto più agevolmente. I nuovi farmaci ci rendono sicuramente la cosa più semplice, però nella parte diagnostica comunicare la diagnosi al paziente maschile è sicuramente più difficile che comunicarlo ad una donna.

La partecipazione al webinar è gratuita per tutti e rilascia 9 crediti formativi ECM