La salute orale deve essere compresa all’interno della copertura sanitaria globale: è un elemento fondamentale per il benessere della persona

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Dopo la sua presentazione lo scorso Gennaio e la sua approvazione durante la 74a World Health Assembly appena conclusa, la decisione di inserire la salute orale come pilastro fondamentale per il benessere della persona e della società prosegue, vorremmo dire conclude, l’iter che ha progressivamente portato l’odontoiatria al centro del dibattito internazionale sulla pianificazione clinica di base a livello globale. ANDI propone le riflessioni di Stefan Listl (Radboud Universiteit Nijmegen), Carlos Quinonez (Università di Toronto) e Marko Vujicicc (ADA Health Policy Institute) sul tema, apparse sul WHO Bulletin di questo mese. Leggi il contributo originale

“La pandemia di COVID-19 che il mondo ha sperimentato tra 2019 e 2020 ha incrementato notevolmente l’impegno dei singoli stati per rispondere alle richieste fondamentali della popolazione: questo trend ha interessato anche il campo della medicina e della salute dentale. Gli sforzi per garantire l’inclusione effettiva della salute orale all’interno dei piani di copertura sanitaria universale (UHC) sono, ad oggi, appena agli albori.1 Nonostante questa situazione, ormai è incontrovertibilmente provato come la salute orale sia uno degli elementi fondamentali per il benessere della persona non solo da un punto di vista clinico, ma anche nel garantire agli individui un corretto e autonomo accesso a pratiche quotidiane di vitale importanza. 2,3

  Nel mondo, le malattie dell’apparato buccodentale (carie, malattie parodontali, edentulismo, tumore della bocca e della faringe) rappresentano alcune delle patologie più facilmente prevenibili; nonostante questo, esse risultano estremamente diffuse. Inoltre, la loro incidenza appare distribuita in maniera ineguale, andando a pesare maggiormente sulle fasce più povere e marginalizzate della popolazione. A livello globale carie non curate, parodontiti gravi ed edentulismo compaiono nella top ten delle malattie più diffuse, andando complessivamente a interessare oltre 3,5 miliardi di persone (dati 2017). 2 L’incidenza e la diffusione di forme gravi di carie stanno aumentando notevolmente in paesi a basso reddito; dalla parte opposta dello spettro, anche nei paesi ad alto reddito le malattie orali sono responsabili di circa il 5,3% del peggioramento nella qualità di vita (QALY). 4

  Va poi ricordato l’impatto economico non trascurabile di una inadeguata salute orale, per l’individuo come per la società, in paesi a basso, medio o alto reddito. Nel 2015, queste patologie hanno complessivamente richiesto ai sistemi sanitari nazionali di tutto il mondo una spesa pari a 356,80 miliardi di dollari statunitensi (US$) in costi diretti, e 187,61 US$ miliardi in costi indiretti. Questa cifra incredibilmente elevata ignora, tra l’altro, tutti i costi associati a forme lievi delle patologie sopracitate, come quelli relativi ai pazienti affetti da tumore del cavo orale. Le patologie orali possono inoltre diminuire la redditività in ambiente scolastico e lavorativo per minori e per adulti, riducendo la capacità di impiego e la produttività in genere. 2,5 In alcuni paesi ad alto reddito, la perdita di produttività lavorativa associata alle patologie orali è comparabile a quella prodotta dalle patologie dell’apparato muscolo-scheletrico. 6 Gli indicatori economici sottolineano infatti come l’aspetto di denti e bocca possa avere un impatto notevole sulla capacità di accesso al mercato del lavoro, sulla facilità di assunzione e in ultima analisi sul successo lavorativo. 7

  Inoltre, l’azione delle patologie orali può peggiorare l’incidenza di altri tipi di malattie; ad esempio, diverse forme di parodontite sono state messe in relazione con i problemi di glicemia presenti in pazienti diabetici. Studi e trials hanno dimostrato, in questo frangente, come una corretta prassi di medicina parodontale possa ridurre i costi di gestione del paziente diabetico. 8 I dati in nostro possesso segnalano poi come nei paesi a basso e medio reddito la salute orale abbia un costo estremamente elevato per il paziente medio; recentemente, una situazione simile è stata osservata anche per i paesi ad alto reddito, in cui l’odontoiatria sembra presentarsi con un livello di accessibilità economica più basso rispetto a quanto comunemente ritenuto. 3,9 Infine, un accesso inadeguato e diseguale alla medicina dentale porta spesso ad una inefficienza e inaffidabilità delle cure primarie e terziarie.10

  Nelle loro fasi iniziali, le malattie dell’apparato dentale sono spesso prevenibili, tramite misure di fluorizzazione, la riduzione del consumo di zuccheri, l’astensione da alcolici e tabacco, e diagnosticabili con largo anticipo. Questi fattori dovrebbero condurre ad un aumento della salute orale e sistemica della popolazione, generando un sostanziale risparmio economico, riducendo enormemente il costo delle cure e consentendo una ripartizione diversa dei fondi destinati alla sanità. Il legame tra la salute orale e i benefici economici legati al suo mantenimento, alla luce dell’emergenza COVID, ha facilitato il focus internazionale attorno alla necessità di creare i presupposti per garantire un livello minimo di copertura sanitaria odontoiatrica, estendibile a tutta la popolazione mondiale. 11,12 Le conseguenze negative dell’inattività sul fronte della salute orale, ormai risulta chiaramente, sono di due tipi. In primo luogo, l’impossibilità di ottenere un equilibrio soddisfacente tra gli investimenti per la salute orale e quelli dedicati alla medicina generale conduce necessariamente ad uno sperpero di risorse, portando ad una spesa per la programmazione sanitaria sproporzionata rispetto ai benefici ottenibili. Inoltre, l’incapacità di ottenere il meglio dagli investimenti a disposizione porta a una diminuzione della qualità della vita legata ad una inefficace gestione della medicina odontoiatrica, andando spesso ad esacerbare altre patologie coesistenti in condizione di comorbilità, con le conseguenze sull’apprendimento, l’accessibilità al mercato del lavoro e la produttività che già ricordavamo. Inoltre, a risentirne sarà la sfera delle interazioni sociali nel suo insieme.

  Solo con una direzione oculata e condivisa delle scelte da operare all’interno della pratica e della pianificazione sanitaria i costi della medicina odontoiatrica intesa come prassi medica di base saranno superati, e ampiamente, dai benefici che questa può apportare alla popolazione, di natura clinica, economica e sociale.”

In questo messaggio dell’OMS mi preme sottolineare due aspetti strettamente connessi, che si richiamano a vicenda”, commenta Ferruccio Berto, Vicepresidente Nazionale e Responsabile Commissione Esteri ANDI. “Da un lato, solo l’inclusione completa dell’odontoiatria in una visione condivisa di medicina di base può garantire una programmaticità e una progettualità in grado di confermare la salute orale come diritto fondamentale della persona. Dall’altro, solo considerando non solo la salute fisica del singolo, ma il benessere della persona come parte di un gruppo e di una comunità – e quindi valutando la molteplicità di piani, clinici e non, che le patologie orali vanno a interessare – si potrà apprezzare e confermare l’importanza e il valore della salute orale come diritto. Il futuro si apre quindi con un compito per l’odontoiatra: quello di essere in grado, sempre più capillarmente, di inserire la propria opera all’interno di una visione non meramente specialistica, ma che sia in grado di abbracciare il benessere sistemico del singolo, della comunità, e della popolazione in generale.”

1. Political declaration of the high-level meeting on universal health coverage: universal health coverage: moving together to build a healthier world. New York: United Nations; 2019. https://www.un.org/pga/73/wp-content/uploads/sites/53/2019/07/FINAL-draft-UHC-Political-Declaration.pdf [cited 2021 May 7].

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