FIMMG celebra 75 anni di storia. L’opinione del Segretario Nazionale Silvestro Scotti

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La Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale celebra 75 anni dalla sua fondazione. Nel contesto della ricorrenza al Cavalieri Hilton di Roma è stato presentato il sondaggio elaborato da Euromedia per FIMMG sul rapporto tra paziente e medico di medicina generale che evidenzia, in questo particolare momento, le necessità percepite dai cittadini e il loro livello di soddisfazione.

Nell’intervista ad ANDInews, il Segretario Generale Nazionale Silvestro Scotti riassume quanto emerso dal sondaggio, traccia il quadro generale sulla base di quanto evidenziato dal rapporto Euromedia, affrontando gli scenari che potranno delinearsi per la sanità, specialmente quella territoriale, anche alla luce del PNRR.

“In questa occasione come FIMMG presentiamo un sondaggio che dimostra che da parte dei cittadini c’è una volontà e una comprensione alla necessità di cambiamento, ma non ad una rivoluzione.

I cittadini mostrano soddisfazione rispetto al rapporto fiduciario così come concepito. È evidente quindi il mantenimento di una struttura di scelta libero professionale, seppur regolato da una convenzione nel rapporto con il pubblico, piuttosto che dinamiche più tipicamente ospedaliere. Questo per noi è di particolarmente gratificante, anche perché il rapporto medico-paziente sembra uscire rafforzato dal disagio vissuto in questo anno e mezzo di Covid da parte dei professionisti, un po’ tenuti fuori dalle Istituzioni, concentrate sugli aspetti ospedalieri, in maniera coerente rispetto ai casi più gravi, ma senza considerare che la maggior parte delle persone è stata gestita a domicilio, anche attraverso la ristrutturazione del rapporto stesso.

Il paradosso è che i professionisti hanno vissuto questo grande disagio ritenendosi, nella maggioranza dei casi, insoddisfatti delle conseguenze di una situazione che invece ha visto i cittadini giudicare positivamente il loro medico. Questo sondaggio ci mostra che i medici, proprio per le loro caratteristiche di attività libero professionale, hanno saputo compensare le disattenzioni e la mancanza di governance sul territorio. Formalmente la gestione della cronicità e di tutte le altre patologie non Covid è rimasta esclusivamente nella risposta della medicina generale, perché tutte le offerte di secondo livello hanno avuto gli accessi chiusi, obbligando il cittadino a contattare il medico di famiglia.

È chiaro che sia cambiato un modello di rapporto: dal sondaggio si evince come si sia ridotto il contatto diretto e aumentata una comunicazione interposta dalla tecnologia come, ad esempio, il video-consulto, l’utilizzo del dialogo attraverso la messaggeria istantanea, sistemi di chat box o mail. Sono invece diminuite le visite dirette ovviamente a seguito dei modelli organizzativi che dovevano ridurre gli assembramenti all’interno dello studio medico. Il cittadino chiede soprattutto un’evoluzione con strumenti infrastrutturali che permettano al sistema sanitario nazionale di essere più efficace ed efficiente rispetto ai tempi in cui siamo, ma, come detto, non una rivoluzione”.

Secondo lei, come impatterà il PNRR sulla Sanità italiana e sulla medicina di base?

“Ritengo che in questo momento il PNRR sia troppo orientato alla valorizzazione di un modello strutturale che credo sia perdente, sia sul piano della valutazione economica, cui doveva fare seguito un progetto riferito al recovery fund, sia rispetto alla risposta sanitaria. Riguardo al recovery fund, sarebbe stato più utile un investimento in infrastrutture a sostegno delle attività libero-professionali convenzionate, in modo da migliorare la possibilità di erogazione di servizi sanitari all’interno di questi percorsi che rimangono un soggetto autonomo. In questo modo lo start del finanziamento avrebbe contribuito alla valorizzazione da parte del libero professionista di un proprio investimento per un recupero reddituale, attraverso il miglioramento delle proprie prestazioni sanitarie, ovviamente riconosciute dai servizi sanitari regionali o nazionali.

In questo modo avrebbe creato un’economia di scala, mentre “costruire luoghi” sembra non tenere presente che nel tempo questi luoghi dovranno essere manutenuti, dovrà esserci un adeguamento delle infrastrutture, anche in funzione dell’evoluzione dei sistemi di rete. Questi costi vengono scaricati sul fondo sanitario nazionale e rischiano di non produrre pari economia, anzi possono diventare un centro di costo che dovrà essere coperto dallo stesso fondo sanitario.

Abbiamo l’impressione che nel corso del tempo si finirà con il perdere alcune prestazioni anziché guadagnarne di nuove: si prospetta un presente evolutivo in vari anni, ma al momento si parla 1.300 case di comunità da dover distribuire sul territorio e, considerando il territorio nazionale, emerge che sono oltre 200 km quadrati di copertura assistenziale per ogni casa di comunità. Se questo è il concetto di assistenza di prossimità che viene dichiarata dal Governo Draghi, io non lo condivido”.

Nel corso degli ultimi anni come sono cambiati i rapporti con l’Odontoiatria e con ANDI?

“Personalmente ho avuto un modello di avvicinamento al mondo odontoiatrico molto più legato al mio ruolo ordinistico, in qualità di Presidente dell’Ordine di Napoli, incarico svolto negli ultimi 6 anni. Ho cominciato a guardare al mondo libero-professionale degli odontoiatri con particolare interesse, anche rispetto alla mia prospettiva di sviluppo della medicina di famiglia. Infatti, ho sempre dichiarato che gli odontoiatri, che sono dei soggetti che erogano di fatto un servizio specifico poco concorrente con il servizio sanitario nazionale, entrano in questo sistema con una visione di impresa, per cui, personalmente, ho da imparare da questo approccio rispetto anche ai miei stessi iscritti, che vorrei sollecitare a maggiore attenzione in questa direzione. Da un altro punto di vista ritengo che questo paese si debba anche interrogare, in modo particolare dopo questo periodo di crisi, anche per ciò che vediamo rispetto all’offerta di cure odontoiatriche, per un coinvolgimento maggiore”.

Alla manifestazione è intervenuto il Presidente Nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda, che ha sottolineato: “Siamo fieri della relazione e della amicizia fra Fimmg e Andi, che insieme rappresentano esperienze e competenze nelle attività della medicina di prossimità. Caratteristiche comuni che affrontano  temi di interesse condivisi quali la centralità del ruolo medico e odontoiatrico e la presa in carico del paziente nella gestione della salute dei cittadini, soprattutto in relazione alle future riforme ipotizzate nella missione 6 del PNRR“.

Leggi l’indagine Euromedia FIMMG

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