Covid e professionisti, l’occasione da non perdere per un nuovo welfare

Condividi su:

Intervista all’On. Chiara Gribaudo.

Il Decreto Rilancio ha previsto all’art. 25 un contributo a fondo perduto da cui, tra gli altri, sono stati esclusi i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria.

La levata di scudi da parte delle associazioni di categoria e che vede ANDI impegnata in prima linea, è sostenuta in parlamento anche dall’On. Chiara Gribaudo, Vicecapogruppo dei deputati PD, che esprime il suo personale punto di vista.

Da deputata a lungo impegnata sul fronte delle tutele per i professionisti, credo che il governo stia perdendo un’occasione nella gestione dell’emergenza Covid-19, l’occasione di dimostrarsi scevro di preconcetti e di voler finalmente garantire tutele universali a questa categoria.

Con particolare riferimento agli ordinisti, era stato sufficiente a scontentare il mondo delle professioni l’ingiustificato ritardo con cui si è data la possibilità di erogare l’indennità da parte delle Casse di previdenza, assente nel decreto Cura Italia e poi ottenuto con un provvedimento ad hoc dopo forti proteste dei professionisti e pressioni del Parlamento.

Non comprendo quindi la scelta del decreto “rilancio”, di escludere i professionisti, come ad esempio i dentisti dell’ANDI, dai contributi a fondo perduto garantiti alle imprese. Come si dice, sbagliare è umano, ma perseverare…

Un recente confronto sulle pagine de IlSole24Ore dimostra come, rispetto ad artigiani e commercianti, i professionisti subiscano forti penalizzazioni nelle indennità e contributi erogate dal decreto. Ho letto che la preoccupazione del governo è di non garantire contributi a studi dal fatturato milionario.

Verrebbe spontaneo rispondere che basta fissare un tetto, ma in tempi di pandemia dobbiamo portare il nostro ragionamento più in là. Non esiste nel 2020 uno studio professionale che possa fatturare cifre milionarie senza essere gravato da esigenze e spese del tutto simili a quelle delle imprese. Se per i più giovani fatturato e reddito quasi coincidono, gli studi più avanzati vivono in un sistema di collaborazioni, aggiornamento delle competenze, adeguamento tecnologico, forniture e servizi.

I dentisti in questo senso sono forse fra i più colpiti. Se il contributo a fondo perduto deve garantire liquidità alle imprese anche per non far esplodere le situazioni debitorie, laddove il sistema bancario si è dimostrato più farraginoso della pubblica amministrazione, non si può negare la stessa possibilità a tanti professionisti che con la loro passione hanno avuto successo nel loro lavoro.

Per questo motivo lavorerò in Parlamento per modificare la norma del decreto Rilancio che esclude i professionisti dai contributi a fondo perduto, augurandomi di trovare nel governo interlocutori sensibili con cui discutere dell’eventuale soglia di fatturato differenziata per questa categoria. Molti ripetono con enfasi che questa emergenza ha fatto arrivare per la prima volta un sostegno al reddito ai professionisti. Io rispondo: era l’ora.

Da anni mi adopero perché le modalità di assicurazione sulla disoccupazione involontaria vengano estese a tutte le partite IVA. In questi mesi abbiamo avuto la dimostrazione di quanto sia indispensabile dotarsi di strumenti stabili per rispondere alle emergenze che tutti nella vita possiamo avere, dipendenti, professionisti, imprenditori.

Il Covid-19 non ha fatto distinzioni. Non possiamo più aspettare per renderli strutturali e rendere il nostro welfare universale.