COS’E’ E CHI COLPISCE IL TUMORE DEL CAVO ORALE

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Il tumore del cavo orale, di cui oggi nessuno parla, è l’ottava forma tumorale più diffusa al mondo, secondo dati dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità).
Può interessare gengive, lingua e tessuti molli della bocca. I fattori di rischio fondamentali sono il fumo e l’abuso di bevande alcoliche e superalcoliche.
In particolare l’assunzione di entrambi i fattori espone al rischio di ammalarsi oltre 20 volte di più rispetto a un non fumatore-bevitore.

In Italia colpisce ogni anno seimila persone con il tasso di mortalità a cinque anni di oltre il 70 per cento. E chi riesce a sopravvivere spesso deve sottoporsi a interventi estremamente invasivi e con scarse soluzioni protesiche disponibili, in particolare per la mancanza di centri specializzati.

“L’Oral Cancer Day prevede che i dentisti volontari dell’ANDI effettuino visite di controllo gratuite per la diagnosi di queste neoplasie – spiega Marco LandiPresidente della Fondazione ANDI – La diagnosi precoce è fondamentale perché garantisce uno standard di sopravvivenza dell’80 per cento, consentendo interventi meno invasivi. E’ facilmente eseguibile, poiché è sufficiente l’ispezione di cinque minuti della mucosa orale durante la quale si valuta se c’è la presenza o meno di lesioni e, nel caso di lesioni sospette, si può consigliare al paziente di rivolgersi a centri di riferimento per indagini più approfondite, che possono essere sia le Asl territoriali che le Cliniche universitarie”.

Il 95 per cento degli immunodepressi può essere affetto dal Papilloma Virus Umano (Hpv). Il dato emerge dallo screening per la prevenzione del tumore del cavo orale, effettuato presso la Comunità di San Patrignano. “I risultati preliminari ottenuti – afferma una nota della Fondazione ANDI che ha elaborato il progetto con la Comunità di San Patrignano e la Clinica odontoiatrica dell’università di Cagliari – evidenziano come il 20 per cento circa dei pazienti esaminati presentano l’Hpv a livello orale. Il ritrovamento dell’Hpv pertanto sembra essere un indicatore di malattia avanzata che potrebbe richiedere un differente iter di trattamento per questi pazienti”.

Roma, 7 luglio 2008