Confprofessioni protagonista e promotore della politica di sviluppo per le libere professioni

Condividi su:

Nel Consiglio generale di Confprofessioni tenutosi mercoledi 7 aprile 2021 è stato presentato il Programma di legislatura per il quadriennio 2021 – 2024 della Confederazione italiana delle libere professioni. Un documento che nelle sue dodici pagine ricomprende, dopo una analisi della situazione attuale, i punti principali sui quali Confprofessioni intende focalizzare il proprio lavoro per il prossimo mandato.

È il rappresentante per ANDI nella Giunta nazionale di Confprofessioni, Dott. Gioele Semprini Cesari, a commentare il documento ad ANDInews: “Gli argomenti che il programma di lavoro prende in considerazione sono numerosi, ad iniziare dalla riforma fiscale e alla semplificazione nei rapporti con la pubblica amministrazione, sebbene in questo momento molta attenzione sia rivolta, da parte di Confprofessioni e del suo Presidente nazionale Gaetano Stella, al coinvolgimento di tutti i professionisti fra i soggetti da vaccinare, anche considerando la creazione di centri di vaccinazione direttamente sostenuti dalla Confederazione.  Personalmente mi sono confrontato con il Presidente nazionale ANDI Dott. Carlo Ghirlanda, che sostiene pienamente questa iniziativa,  e quindi sono certo che i colleghi di ANDI offriranno il loro contributo presso le sedi che, mi auguro, saranno presto approntate da parte della confederazione.

È importante la partecipazione di Confprofessioni ai tavoli di confronto e alle Commissioni ministeriali per decidere sulle riforme da attuare in tema di lavoro, in particolare rispetto agli ammortizzatori sociali,  come è stato anche confermato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando, dal quale è subito pervenuta la richiesta di prendere parte alle audizioni relative al ”decreto sostegni” (Vedi QUI).

Va sottolineato che, in questo contesto, Confprofessioni è stata l’unica componente a partecipare in rappresentanza delle libere professioni, esprimendosi su una serie di questioni: cito, in particolare, la richiesta di abolizione dei codici Ateco, per far sì che i ristori, la cui dotazione iniziale di circa 1 miliardo di euro è stata aumentata a 1,3 miliardi, fossero più coerenti e adeguati rispetto a quelli erogati con il recedente Governo, basati prevalentemente sulla differenza tra i fatturati del 2019 e del 2020 rigidamente correlata ai singoli codici di attività laddove , al contrario, si riteneva indispensabile un criterio di riferimento più universalista. Confprofessioni si è pertanto espressa sull’eccessiva rigidità dei criteri di ripartizione delle risorse economiche dei ristori finora considerate, sottolineando la necessità di maggiore aderenza alle perdite reali, alla interconnessione fra i settori di lavoro e di conseguenza alle effettive necessità di ristoro.

Tra gli altri filoni portanti del programma, sui quali Confprofessioni esprimerà il proprio impegno, evidenzio lo sviluppo dei processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica, la transizione ecologica, la ricerca, la salute e la completa inclusione dei cittadini.

Nel Consiglio generale è stata presentata una ricerca sulla riforma fiscale, nella quale sono stati enunciati aspetti importanti da tenere in considerazione nell’ottica dell’attesa riforma dell’Irpef e del sistema contributivo, capace di condurre verso un Fisco più equo e più semplice: l’idea è l’attuazione di un modello capace di guardare agli Stati europei che hanno saputo mettere in atto sistemi fiscali più funzionali e moderni rispetto al nostro.

Si ritiene prioritaria la riforma della giustizia tributaria, cercando di permettere ai professionisti di utilizzare le piattaforme che possono accelerare la gestione tributaria, con la conseguente certezza rispetto ai calendari fiscali, oggi estremamente complessi.  È necessario un sistema più moderno, efficiente e funzionale, anche rispetto alle ritenute d’imposta, fondato su maggior logica e fattibilità.

Riguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Confprofessioni ha ribadito che i professionisti devono poter accedere in maniera molto più facile alle risorse europee, evidenziando alcune debolezze strutturali del piano stesso, fra le quali, proprio l’assenza di una politica per lo sviluppo delle libere professioni.

È stato ricordato come sia fondamentalmente difficile per i professionisti riuscire a ricorrere alla maggior parte degli strumenti previsti all’interno del Piano Transizione 4.0. C’è la necessità di aggregare la imprese in una logica di filiera di distretto, con un conseguente miglioramento della ricapitalizzazione.

Confprofessioni ha evidenziato la necessità di una sanità di prossimità, attraverso la creazione di sistemi territoriali, anche utilizzando la telemedicina e di un’attenzione particolare all’assistenza sanitaria integrativa.

Ricordo che Confprofessioni, attraverso i propri organismi ed il suo centro studi, ogni anno realizza report sulle realtà territoriali regionali molto approfonditi, una enorme mole di informazioni che rappresenta il viatico ad una partecipazione attiva e producente in tutti i tavoli di concertazione, così come relativamente ai contratti collettivi nazionali del lavoro, anziché nell’ambito delle politiche economiche dello Stato.

Confprofessioni – conclude Semprini – dispone di questi corposi e dettagliati dati, spesso non in possesso della stessa Pubblica Amministrazione, la cui importanza in proiezione decisionale è fondamentale.